L’omelia del parroco Pietro Folino Gallo

 

“Cara Adele, la notizia della tua morte ci ha lasciato tutti sgomenti e attoniti. Un brivido di paura ha attraversato il nostro cuore. Ci siamo sentiti tutti più poveri, deboli, impotenti. La nostra città di Lamezia già profondamente ferita da lutti, atti di violenza mafiosa, amarezza per la mancanza di lavoro, ingiustizie di ogni genere in ambito sociale, ancora forse non aveva sperimentato un delitto così atroce. E’ vero, il clima di incertezza generale, le notizie sentite sui media ci hanno fatto riflettere ed interrogare. Ma aver dovuto assistere in maniera così diretta, quasi personale, ad un fatto così triste ci ha gelato il cuore. Cara Adele, sei entrata nel cuore di tutte le mamme, di tutti i papà e di tutti i giovani di Lamezia. Tutti ti abbiamo sentito nostra figlia, sorella nipote e amica. E’ vero, non tutti ti hanno conosciuto di persona ma i tuoi occhi neri hanno conquistato l’affetto di tutta la città. Ancora una volta i nostri occhi sono stati costretti a vedere ciò che non avrebbero mai voluto vedere: la morte di una ragazza il giorno prima del suo ventisettesimo compleanno. Due famiglie, in maniera diversa, accomunate e lacerate dal dolore. Sai, cara Adele, i nostri occhi sono proprio stanchi di vedere ogni giorno morte e violenza. Sono stanchi di vedere sangue innocente sparso sulle strade, sono stanchi di vedere negozi che saltano in aria, famiglie divise, aumento della violenza. Sono stanchi, i nostri occhi, di vedere decine di giovani fragili e indifesi che rovinano la loro vita cedendo al fascino illusorio dell’alcool e delle droghe. Siamo stanchi perché i nostri occhi sono la finestra sul cuore, la fessura attraverso la quale il mondo entra dentro di noi e di fronte a queste cose è il nostro cuore che viene meno, alla sua originaria bellezza e purezza.  Il male che vedono i nostri occhi infetta e imbruttisce il nostro cuore. Dopo la notizia della tua morte tutti siamo stati avvitati dalla rabbia, dall’indignazione, dalla disperazione. Una angoscia profonda ha calato i nostri cuori nelle tenebre oscure della  tristezza. Abbiamo parlato, abbiamo giudicato e forse abbiamo anche condannato. Abbiamo ceduto anche noi alla violenza.

 

I ricordi di papà Rosario

Cara Adele, in questi giorni ho parlato tanto con tuo papà Rosario. Quante cose belle mi ha raccontato su di te, da quando hai mosso i primi passi a quando gli raccontavi delle tue amicizie, dei tuo problemi e delle difficoltà che vivevi. Ha assistito con una premura esemplare ogni tuo passo di crescita umana e di fede. Non dimentico che è stato lui ad accompagnarti in parrocchia per fare la preparazione alla cresima che hai ricevuto in questa chiesa cattedrale il 28 maggio del 2009. Oggi che i genitori parlano sempre meno con i propri figli, voi avevate un dialogo aperto e libero. Con Vincenzo e mamma Teresa non vi nascondevate nulla, siete stati sempre partecipi delle gioie e dei dolori l’una dell’altro senza mai ingannarvi. Non avete conosciuto né bugie e né sotterfugi. Mi ha colpito l’orgoglio e la riconoscenza con cui tuo papà mi ha parlato di te e di Vincenzo.  Proprio ieri mi ha detto che ha sempre cercato di fare del suo meglio per voi, ma la sua gioia più grande è stata quella di constatare che siete diventati più bravi e più saggi di lui. Cara Adele, ti ho conosciuto poco mentre eri in vita, ma ora è come se ti conoscessi da sempre. Tra le cose belle che mi hanno detto di te papà e Vincenzo una in particolare mi ha colpito profondamente: Adele vedeva con il cuore. Mi hanno detto che vedevi il bello della cose, cercavi il positivo delle persone. In ogni occasione, senza tante illusioni e con sano realismo cercavi di comprendere il senso profondo delle cose e dei problemi delle persone. Siamo rimasti tutti colpiti dai tuoi grandi occhi neri, ma ancora più grandi erano gli occhi del tuo cuore. E come ha detto oggi Gesù nel Vangelo: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Cara Adele, oggi più che mai abbiamo bisogno dei tuoi occhi perché volgiamo vedere oltre, oltre la violenza, oltre la disperazione, oltre la morte. Aiutaci, cara Adele, sul perché, che senso ha questa triste esperienza se racchiude, al di là di ciò che vediamo, un'altra sconosciuta bellezza. Sai, Giobbe nella prima lettura e Giovanni nel libro dell’Apocalisse hanno avuto i tuoi stessi occhi. Occhi che hanno vinto quel velo di dolore e quel non senso che li opprimevano. Hai ascoltato Giobbe e in un suo momento di dolore dice: “I miei occhi Lo contempleranno”. E San Giovanni, costretto a vedere la violenta persecuzione di Nerone mentre era circondato da odio, violenza e morte dice: “vidi un cielo nuovo e una nuova terra, vidi la città santa, ala Gerusalemme nuova scendere dal cielo, da Dio. Pronta come una sposa per il su sposo“. Non una chiesa in lutto, ma una chiesa in festa.

 

Dopo la tragedia, tanti interrogativi

C’è ancora spazio nel nostro cuore ferito per la speranza? C’è ancora spazio per la gioia? Possiamo ancora desiderare una città più bella, persone e famiglie più felici? Io sono sicuro, cara Adele, che se tu fossi qui ci diresti che è ancora possibile. Che nel marcio che ci circonda, Dio non ci ha abbandonato. Tu che hai visto sempre con il cuore, oggi vedresti la vita nella morte, la luce nelle tenebre. I tuoi occhi contemplano Dio. Beati i puri di cuore perché anche nelle ferite della storia vedono l’opera di Dio. Cristo è risorto e la sua resurrezione ha redento la nostra storia. La vita del Cristo risorto rende feconda la nostra sterile storia, seminando i solchi scavati dalle nostre lacrime con il seme della sua vita e che dalle nostre macerie rinasca ancora la speranza.

 

La consolazione per mamma Teresa

Cara Adele cosa diresti a mamma Teresa  guardandola negli occhi? Hai notato che oggi sono spenti e tristi? Beati coloro che sono nel pianto perché saranno consolati. Mamma Teresa lasciati consolare da Dio, Adele non ti ha lasciato, non ti ha abbandonata nell’abisso profondo del dolore e della disperazione. E’ con te per sempre. Guardala anche tu con gli occhi del cuore, guardala con gli occhi della fede. La vedrai ancora bella come una sposa pronta per il suo sposo, come la visione di San Giovanni. Così Adele non si è mai allontanata da te, non è salita in un luogo inaccessibile, freddo e lontano. Teresa apri i tuoi occhi, la vedrai scendere nel tuo dolore, la vedrai che asciugherà le tue lacrime, la vedrai che consolerà il tuo cuore. Cara Teresa oggi devi imparare anche tu da Adele. Guarda con il cuore e non allontanarti mai, mai, dal Signore. Dio non ti ha rubato Adele. Oggi è lui che la custodisce insieme a te.

 

Al fratello Vincenzo, la promessa: ora nessuno le farà più del male.

Vincenzo, nessuno farà più male ad Adele. L’hai detto tu ieri. E’ vero. Nessuno la priverà più del suo sorriso e della sua gioia. Dio non l’ha mai abbandonata. Nemmeno quella triste domenica sera. Ha condiviso con lei il terrore di quei momenti, ha pianto con lei, l’ha vegliata Lui tutta la notte. C’è un salmo che dice: non si addormenta il Signore, non prende sonno. Il Signore è stato il suo custode, non si è addormentato, non ha preso sonno. Il Signore è stato l’ombra che l’ha coperta perché non la colpisse il freddo della notte.  Ha vegliato su di lei quella notte e ora per sempre.

 

Cosa hanno visto quella sera i tuoi occhi?

Adele, tu che vedevi con il cuore ti chiedo un aiuto grande per tutti noi, per la tua famiglia, per i tuoi parenti, per la tua parrocchia di Savutano e per la città di Lamezia. Cosa hanno visto i tuoi occhi la sera di domenica scorsa? L’atroce e fredda violenza di un efferato assassino o il gesto disperato di un uomo lacerato dal suo fallimento? E’ vero, cara mia sorellina che nessuno potrà mai giustificare un gesto così disumano, ma sono sicuro che tu che vedevi con il cuore quella sofferenza l’avevi colta e stavi cercando di aiutarla a guarire. Quando la disperazione tocca il suo apice, il dolore può sfociare nella più inaudita violenza. E tu sapevi che solo un amore grande come il tuo avrebbe potuto guarire ferite tanto profonde.

 

Il messaggio: lasciatevi aiutare perché certi atti non si ripetano mai più

“Cara Adele, oggi tu e la tua famiglia lasciate un messaggio forte a tutti i giovani  e a tutte le famiglie di Lamezia. Lasciatevi aiutare. Non affrontate da soli i vostri problemi. Non mascherate il vostro dolore. Non camuffate dietro falsi atti di forza e robustezza quelle che sono solo profonde fragilità del cuore. Non costruitevi una falsa immagine di voi stessi, questa vi renderà sempre più violenti, superficiali, arrabbiati e profondamente soli. Tirate fuori i vostri malesseri, le vostre paure, le vostre ansie, i vostri timori perché non si spengano mai gli occhi del vostro cuore. In nome di Dio lasciatevi aiutare perché non si ripetano mai più atti come questo. Dio è dalla vostra parte e vuole rendere giustizia al vostro desiderio di felicità. Cara Adele, oggi ti vogliamo ricordare come ti abbiamo sempre vista con i tuoi occhioni vispi e neri, il tuo sorriso limpido e solare mentre scendi da Dio dal Cielo verso di noi con le tue braccia spalancate, bella come una sposa pronta per il suo sposo. Così anche le nostre lacrime saranno asciugate dai nostri occhi e non ci sarà più lutto, lamento, affanno perché le cose brutte di prima sono passate. Aiutaci, cara Adele, a guardare con il cuore perché possiamo sperimentare quella felicità che Gesù ha promesso solo ai puri di cuore”.

 

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